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“Siamo nati con la forma delle frecce”

Incontro con l’autore: Giuseppe Catozzella premio Strega 2014


Per iniziativa del nostro Preside Antonelli e grazie alla nostra Professoressa Carla de Falco e ad altri suoi colleghi, noi dell’Umberto spesso riusciamo ad approfondire le nostre conoscenze sulla letteratura contemporanea attraverso degli incontri, da lei organizzati e moderati, con diversi giovani autori, che hanno ormai conquistato, con i loro scritti, una indubbia notorietà nel panorama letterario italiano. Il 7 febbraio gli studenti di ben dieci classi del nostro liceo hanno avuto l’opportunità di incontrare Giuseppe Catozzella, lo scrittore vincitore nel 2014 del Premio Strega giovani, con il romanzo “Non dirmi che hai paura”, edito da Feltrinelli. Catozzella, nominato dalle Nazioni Unite ambasciatore dell’ONU per i rifugiati, per aver fatto conoscere in tutto il mondo la storia di una migrante e, attraverso di lei, quella di tutti i migranti, è stato invitato a dialogare con la professoressa de Falco e gli studenti del Liceo Umberto I del suo ultimo libro: “E tu splendi”.

In questo romanzo, dalla trama intensa ed avvincente, lo scrittore racconta la storia di Pietro, un bambino che, con coraggio e senso di giustizia, lotta contro il razzismo. Pietro si trova a trascorrere un’estate speciale, che rappresenterà per lui un momento di crescita, ad Arigliana, un paesino della Lucania e, nonostante debba superare il dolore per la perdita della madre, riesce a trovare da solo un suo personale fragile splendore. Con grande stupore, insieme ai suoi compagni di gioco, scopre che nell’antica torre normanna di Arigliana si nasconde una famiglia di 7 stranieri. Un avvenimento che nel piccolo paese fa subito scalpore, fino a sconvolgere gli equilibri della gente del paese, troppo arretrata ed impreparata per accogliere gli stranieri.

All’inizio dell’incontro con lo scrittore, due studenti della III B, Renato Coppola e Federico Figlia di Granara, hanno letto alcune pagine del libro, che aiutassero la comprensione del pensiero dell’autore. Successivamente Catozzella, prendendo la parola, ha spiegato ai suoi interlocutori come il suo libro facesse parte di una “trilogia dell’altro” – una sorta di epopea dello straniero. La trilogia è formata dai libri: “Non dirmi che hai paura” (con il quale vinse il Premio Strega giovani nel 2014), con tema centrale il viaggio; “Il grande futuro”, con tema centrale la guerra e, infine, “E tu splendi” con tema centrale l’approdo.

“Siamo nati con la forma delle frecce… con un movimento, siamo nati per andare da qualche parte, per spostarci” afferma Catozzella e spiega, in un momento decisamente poetico, come dopo la lettura del suo ultimo libro “E tu splendi” siamo costretti a porci domande. Dove stiamo andando? Cosa c’è alla fine del viaggio che tutti stiamo compiendo, mossi da amore o da guerra? E chi c’è ad attenderci alla fine del viaggio? Saremo anche noi stranieri quando arriveremo?

Come l’autore ha affermato “ognuno di noi vorrebbe essere radicato nel posto in cui è nato, ma non è così. Tutti siamo frutto di una catena di uomini e donne che hanno lottato per la vita contro la morte spostandosi da una città all’altra per trovare una sistemazione”.

Durante l’incontro abbiamo anche avuto modo di mostrare all’autore i nostri booktrailer, preparati nel corso di un laboratorio permanente di scrittura creativa che realizziamo dallo scorso anno con la nostra docente di Lettere. In questo modo, abbiamo potuto far comprendere all’autore quanto abbiamo “reso nostro” il suo libro. Siamo anche riusciti a fargli diverse domande, che spaziavano dalla storia raccontata nel libro all’attualità, del tipo: “Qual è il futuro che lei immagina per Josh una volta lasciata Arigliana?” E Catozzella ha risposto dicendo che il lettore stesso si deve porre delle domande ed ha quasi il dovere di immaginare un futuro per il suo personaggio del libro. In seguito, gli è stato chiesto cosa ne pensasse dell’Unione Europea attuale e l’autore ha risposto che questa “tanto citata” Unione Europea è solo un’unione monetaria, delimitata da frontiere controllate da eserciti, come se fossimo in un’altra guerra fredda. Gli è stato anche chiesto come si fa, secondo lui, a rendere i bambini “razzisti” e lui ci ha risposto che il razzismo si crea “nel momento in cui la diffidenza diventa collettiva e giustifica l’astio”. I bambini sanno che siamo tutti uguali e il razzismo vive solo quando non ci si apre e non si parla con lo straniero; quando c’è condivisione, nessuno è estraneo e lo straniero diventa uno di noi. Pertanto, nel libro la mamma del protagonista Pietro afferma più volte con convinzione: “la paura è una bugia”.

L’autore, poi, ci ha fatto riflettere sul fatto che in Italia siamo pervasi dalla frustrazione: tutti ripetono “non è colpa nostra, è colpa loro”; ognuno si vuole scrollare di dosso la responsabilità dell’accoglienza, quasi non faccia parte dell’esistenza e del periodo storico che stiamo vivendo.

Catozzella ci ha anche posto una domanda retorica: ci ha chiesto, perché normalmente si reagisce male, non accettando nel nostro Paese “nemmeno 6/8 stranieri vulnerabili” e in difficoltà. Come nel libro, … che danno possono recarci? Nessuno!

Il paese di Arigliana, in cui regna la monotonia e non succede nulla, potrà mai cambiare? Lo scrittore ci dice che nel romanzo il paesino non cambierà, in quanto la struttura basilare dell’ingiustizia resta, e nonostante sia una storia amara, rimane comunque la nostra storia. Toccante il commosso ricordo, in proposito, di Carlo Levi, ma anche di Falcone e Borsellino.

Alla fine dell’incontro, Giuseppe Catozzella ci ha spiegato come in America, dove insegna, lo studio porta al risultato e la volontà al merito. In Italia, oggi, a cosa serve la volontà, se poi non c’è il risultato?


Giorgia Deuringer, III B

Rossella Pannone, III B

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