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Maurits Cornelius Escher di scena a Napoli

Fino al 22 aprile l’artista olandese espone al PAN.


Fino al 22 aprile saranno in mostra al PAN le opere più celebri del genio olandese Maurits Cornelius Escher (1898-1972). Un artista conosciuto in tutto il mondo soprattutto per le sue incisioni che hanno per soggetto immagini basate su curiose simmetrie che esplorano l’infinito in continua ricerca di paradossi matematici e prospettive quasi impossibili. Nel percorso dell’esposizione si possono osservare schizzi enigmatici ispirati alla natura e disegnati con la tecnica della tassellatura e della trasformazione delle forme. Insomma, l’obiettivo della mostra è principalmente quello di sottolineare come la metamorfosi sia diventata con il tempo un elemento fondamentale dell’arte di Escher nel raccogliere tutta la sua creatività, fantasia e geometria. Escher non è mai stato uno studente modello. Era carente in quasi tutte le materie, compresa la matematica, ad eccezione del disegno. Nella sua vita l’Italia ha un peso rilevante. L’artista vive infatti a Roma dal 1923 al 1935 con sua moglie Jetta Umiker che sposa a Viareggio nel 1924. Ed è in Italia che nascono i suoi figli: George ed Arthur. Ricorderà i suoi anni in Italia come “I migliori della sua vita”. I paesaggi italiani, in particolare quelli meridionali, sono oggetto di ispirazione per le sue opere. Ad influenzare l’artista la fascinazione dei particolari tetti tondeggianti delle case mediterranee prospicienti al mare. In una lettera, scritta a Siena, egli dice: “…il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, né il mio animo con maggior sensibilità, l’atmosfera assolutamente nuova nella quale mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti e inattesi […] che mi offrono ogni giorno in questo benedetto posto…”. Durante i suoi dodici anni “felici” di permanenza in Italia, in un’altra lettera spedita da Ravello dice: “.. Voglio trovare la felicità nelle cose più piccole, come una pianta di muschio di due centimetri che cresce su una roccia e voglio provare a lavorare a quello che desidero fare da tanto tempo: copiare questi soggetti minuscoli nel modo più minuzioso possibile…”.

L’artista grafico opera nel periodo dell’Art Nouveau che come movimento internazionale, che abbraccia le arti visive e decorative, raggiunge la sua massima popolarità tra il 1890 e il 1910, e che si traduce in italiano come “arte nuova” e il suo stile è fortemente caratterizzato da curve arrotondate e linee intersecate ispirate a soggetti naturali. Il processo creativo di Escher ha influenzato, nel corso della storia, molti artisti, musicisti e in particolare cantanti come i Pynk Floyd, l’importante band rock inglese, i quali hanno usato una delle stampe dell’artista al fine di ricreare un universo infinito per la copertina di un loro album negli anni Sessanta. In seguito le geometrie del grafico hanno ispirato anche alcuni personaggi dei cartoni animati, celebre è una delle sigle dei Simpson in cui è tutto rappresentato come la stampa della “Relatività” (opera del 1953). Alla fine della mostra c’è un’ultima sezione dedicata ai fumetti, alla pubblicità, alla musica, alla moda e ai film e alle opere di arte contemporanea… tutta influenzata dall’arte visionaria del grafico olandese. Questi molteplici lavori dimostrano come sia nata una “Eschermania” che, ancor’oggi, invita tutti a seguire la fantasia dell’artista più geniale di sempre, che ha avuto la capacità di creare opere che l’hanno reso immortale. Quindi, osservarle significa intraprendere un viaggio lungo i confini dello spazio, in una realtà che esiste nelle più piccole manifestazioni della natura che ci circonda o magari in qualche anfratto profondo della nostra mente e che quando viene a galla ci costringe a porci degli interrogativi su ciò che è vero e su ciò che è solo apparenza.


Giorgia Deuringer, III B


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