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LE LINEE DI NAZCA: OPERA DEGLI EXTRATERRESTRI?

Quanto erano ‘avanti’ gli antichi abitanti del Perù!

Sapevate che avevano realizzato il ‘socialismo perfetto’? Presso gli Inca, infatti, tutte le classi sociali avevano la stessa importanza, i contadini come gli astronomi, i ciabattini come i guaritori. Ciò che veniva prodotto veniva equamente distribuito secondo le necessità di ogni famiglia. Chi non poteva lavorare era aiutato a sopravvivere. Anche le donne potevano studiare e diventare sacerdoti.

Sapevate che avevano costruito edifici di forma circolare, che sembrano anfiteatri, e che invece servivano ad essiccare le patate, per renderle meno pesanti da trasportare ed in grado di resistere nel tempo? Pensate che le patate disidratate sono state trovate nei silos di alcuni villaggi inca, e gli scienziati che le hanno reidratate hanno scoperto che sono ancora perfettamente commestibili dopo centinaia di anni!

Sapevate che avevano costruito una strada nascosta tra le montagne per arrivare a Machu Picchu, e che solo grazie ad essa oggi si possono visitare le favolose rovine di quel luogo sacro? Infatti, dopo l’invasione degli Spagnoli, che avevano distrutto tutti gli edifici e massacrato la popolazione, gli anziani decisero di non tramandare più, neppure alle nuove generazioni, dove fosse il sentiero, che fu fagocitato da arbusti e rovi e sparì, per molti secoli, impedendo a chiunque di raggiungere la valle del tempio, ma così preservandola dalla distruzione.

Sapevate che … ? Sì, diciamolo: forse erano venuti in contatto con civiltà extraterrestri. La prova sarebbero le famose “linee di Nazca”, dei disegni “graffiati” nel terreno pietroso della inospitale località peruviana, visibili – e qui sta il punto! – solo dall’alto.

Un viaggio in Perù, perciò, non può prescindere dal sorvolo delle linee. Sembra una gita tranquilla. Invece… No, non c’entrano gli extraterrestri, ma il molto più terrestre ‘mal d’aria’.

Il microscopico aeroporto, chiamato col nome della scopritrice tedesca dei luoghi, Maria Reiche, è dotato di una sola, cortissima pista, da cui decollano alcune decine di aerei ogni giorno. Aerei, beh…, aereetti più che altro, con eliche invece dei motori e con massimo dodici posti a sedere. Insomma, un’esperienza non adatta ai deboli di cuore (e di stomaco).

Allacciarsi la cintura, sentire le eliche vibrare, vedere l’aereo che inizia a rullare sulla pista… e poi il volo!

Se si riesce a ‘sopravvivere’ alla prima, brusca virata (con o senza inalare il profumo di un provvidenziale batuffolo di ovatta impregnato di alcool, o altro ignoto liquido miracoloso, in grado di far passare il senso di nausea), il paesaggio è entusiasmante: sotto gli occhi anche del più preparato dei turisti appaiono forme fino a pochi minuti prima inimmaginabili, stagliate nel suolo roccioso. Ecco la balena, il colibrì, il ragno, la scimmia … ed infine lui, una figura antropomorfa chiamata “l’astronauta”, che saluta lo spettatore da centinaia di anni.

Ma come: un astronauta da centinaia di anni? Certo, per questo si pensa che tra il 300 ed il 500 d.C. degli alieni siano atterrati in Perù: chi avrebbe potuto immaginare, a quei tempi, un uomo dello spazio, con casco e tuta? Ma soprattutto, chi avrebbe potuto pensare di tracciare nel terreno dei disegni che potevano essere visti solo dall’alto?

Secondo alcuni, i disegni geometrici (rettangoli e triangoli) avrebbero indicato addirittura delle piste di atterraggio per le navicelle spaziali. E forse i ritratti, soprattutto quelli degli animali, volevano far conoscere alle popolazioni aliene i fondamenti della cultura del luogo, dove il ciclo della vita si svolge su tre piani, come negli ‘scalini’ di uno dei suoi simboli, la croce andina: cielo, terra, sottoterra; nascere, vivere, morire; fulmine, tuono, lampo; condor, puma, serpente.

Un’esperienza unica, insomma, il sorvolo delle linee di Nazca. Certo, al pilota si sarebbe facilmente potuta revocare la ‘patente’, per la velocità e l’inclinazione con cui prendeva le ‘curve’. Però il copilota era così carino…

Enrica Piazza, III F

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