I colori dell'anima
- giornalinoliceoumb
- 1 gen 2019
- Tempo di lettura: 2 min
I RISCHI DEL GIORNALISMO
Pensando alla figura del giornalista di solito non la accostiamo mai ad una professione pericolosa, ma vi sono molte occasioni che ci mostrano il contrario. Sono d’esempio i pericoli a cui sono soggetti i giornalisti di guerra, in quanto raccontare di una guerra può influenzare le dinamiche politiche dandone una determinata percezione. Infatti vi è spesso l’incapacità di raccontare la guerra in maniera completamente trasparente. Un altro aspetto ancora più significativo riguarda al ruolo del giornalismo di inchiesta o denuncia. Diventa facile comprendere la pericolosità di questo mestiere quando un giornalista inizia a scavare un po’ troppo a fondo, infastidendo qualcuno che non vuole che la realtà venga a galla. Questo è il caso della criminalità organizzata. Le mafie studiano ogni loro movimento, analizzano ogni articolo per poi inviare un primo segnale, una “retinata” per tenere a bada i giornalisti, e coloro che non si fermano il prima possibile, vengono eliminati. In Italia abbiamo molti esempi di giornalisti minacciati più volte di morte o direttamente uccisi dalla criminalità. Esempio eclatante è quello di Giancarlo Siani, ventiseienne giornalista del Mattino, ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985 per aver indagato troppo a fondo sugli affari del boss di Torre Annunziata. Giancarlo è uno delle tante vittime. In Italia se ne contano circa 11 dal Dopoguerra ad oggi, tra i quali Giuseppe Alfano, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Mauro de Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Giovanni Scampinato, Walter Tobagi. Queste vittime ci lasciano ognuna con un alone di mistero a causa di documenti scomparsi, depistaggi volti a cercare di far dimenticare quelle persone che non facevano altro che il proprio lavoro, con coraggio e dedizione, volti a mostrare sempre e in ogni caso le verità anche più scomode dei fatti. E non possiamo negare che molti giornalisti ritenuti “scomodi” non infastidivano soltanto la criminalità ma anche a volte da alcuni vertici del potere che cercavano di screditarli con ingiurie e calunnie. Dal 1 gennaio 2006 ad oggi l’associazione che tutela i giornalisti in pericolo “Ossigeno per l’informazione”, presieduta da Alberto Spampinato, ha inserito 2788 nomi di giornalisti, blogger, fotoreporter e videoreporter nell’elenco di vittime di intimidazioni e abusi da parte della criminalità. Sembra assurdo un fenomeno del genere, che tenta di plasmare il lavoro di chi svolge un’attività nell’interesse pubblico e nel rispetto delle leggi e di sopprimere la libertà di espressione e informazione, ma possiamo essere sicuri del fatto che tutte queste vittime continueranno a vivere nei giorni nostri e il loro lavoro non sarà mai vanificato o messo a tacere perché la verità vincerà sempre su tutto.
Rosa Pannone III B
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