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Il trascurato conflitto tra Russia e Ucraina

Un conflitto di cui si parla assai poco, quasi quanto la sanguinosissima guerra nello Yemen. E’ assai recente, tuttavia, l’ultima notizia riguardante la crisi ucraina (26 novembre 2018). Partendo da quest’ultima notizia, ritengo sia necessaria una rispolverata sulle origini e sulle cause di questo conflitto e sul suo attuale andamento.


Il 26 novembre 2018, si è verificato un gravissimo incidente tra la flotta ucraina e quella russa: alcune navi ucraine sono state avvistate dalla marina russa mentre attraversavano lo stretto di Kerch, luogo di massima importanza commerciale. Tra le due flotte è subito sorto un conflitto a fuoco, conclusosi col ferimento di due marinai russi e col controverso sequestro di tre navi ucraine da parte della Russia. La tensione fra i due paesi è alle stelle: Mosca ha accusato le navi di aver attraversato illegalmente lo stretto e di aver risposto violentemente, mentre Kiev si difende citando l’accordo tra Russia e Ucraina del 2003, che prevede il libero accesso delle navi al Mar d’Azov. Lo scontro nel Mar d’Azov è tuttavia solo l’ultimo di una serie di episodi che stanno innalzando la tensione fra i due paesi.

Tutto è iniziato nel 2013, con le rivolte dell’Euromaidan contro il governo dell’allora presidente Yanukovich, accusato di corruzione, di aver danneggiato l’economia ucraina e di aver sospeso i rapporti con l’UE, stringendoli invece con la Russia. In Ucraina, infatti, prevale un fortissimo sentimento antirusso, derivante soprattutto dal negativo ricordo del dominio sovietico. Le manifestazioni (violentissime, 77 morti in totale) si sono concluse nel 2014 con le dimissioni di Yanukovich e con l’elezione del presidente filo-occidentale Poroshenko. I Russi, non riconoscendo la legittimità del nuovo governo, hanno risposto nel marzo 2014 con l’invasione della Crimea, regione a maggioranza russofona. Da qui è sorta una gravissima crisi, che è arrivata a coinvolgere l’UE e gli USA, i quali hanno definito illegale l’annessione della Crimea. Dopo ciò, con un effetto a catena, altre due regioni russofone dell’est-Ucraina (Lugansk e Donetsk) hanno chiesto un referendum d’annessione alla Russia. Dopo la risposta negativa del governo ucraino, si è avuta un escalation di violenze nel paese, ben presto trasformatesi in vere e proprie lotte armate. Lugansk e Donetsk si sono in seguito autoproclamate repubbliche indipendenti, sostenute dalla Russia. L’Ucraina, per sopprimere i separatisti, non disponendo delle necessarie forze militari, si affida attualmente a volontari appartenenti a forze irregolari, spesso composte da estremisti di destra ucraini, i più antirussi di tutti. Curioso è il fatto che in Europa, invece, fra i più convinti sostenitori di Putin vi siano proprio gli estremisti di destra, alcuni dei quali addirittura volontari nelle forze separatiste! E’ un tema molto interessante, che spero tuttavia d’approfondire in un prossimo articolo.

Attualmente, la l’UE e gli USA sostengono il governo ucraino, dichiarando illegale l’annessione della Crimea e non valide le richieste di autodeterminazione dei separatisti. Tuttavia, fra l’UE e gli USA non sono mancati momenti di attrito. Nel 2014, è stata fonte di scandalo per Washington l’intercettazione illegale di un colloquio fra la diplomatica statunitense Victoria Nuland e l’ambasciatore americano in Ucraina, durante il quale lei disse “Fuck the EU!”, dichiarando così l’intenzione degli Stati Uniti di tenere l’Unione Europea ai margini della questione. L’Ucraina, per l’Europa, è infatti un territorio di fondamentale importanza, che, grazie alle sue risorse, potrebbe fornire un vero e proprio supporto contro la Russia. Le stesse motivazioni valgono per la Russia, per la quale sarebbe inoltre assai vantaggioso trovarsi un alleato in più, dal momento che, dopo il crollo dell’URSS, si ritrova con sempre meno alleati e accerchiata da stati membri della NATO.

Il conflitto ucraino è cruciale: il suo esito, qualunque esso sia, avrà pesantissime conseguenze a livello europeo, soprattutto nel periodo di crisi che l’UE sta attualmente affrontando, e, forse, conseguenze persino a livello globale.


Francesco Caputi, IV C

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