L'Europa e il Cristianesimo
- giornalinoliceoumb
- 1 nov 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 dic 2018
L’Europa, per lungo tempo, è quasi stata sinonimo di Cristianità. Ma quando iniziò tutto questo? E quando avvenne l’emancipazione dalla religione per abbracciare il razionalismo e la laicità? Per rispondere a queste domande, faremo un viaggio nel tempo, partendo dalle origini del Cristianesimo.
Il Cristianesimo nacque in un periodo di profonda crisi spirituale per l’Impero romano: la religione tradizionale era sempre meno seguita, e andavano affermandosi nuove religioni d’origine orientale.
La religione cristiana ebbe origine da Gesù di Nazaret, nato nel I sec. d.C. da una famiglia ebraica della Palestina. I suoi insegnamenti furono rivoluzionari: si rivolse ai poveri e ai reietti in una società classista come quella romana; predicò la fratellanza tra gli uomini, propose un rapporto personale col divino, disprezzando l’uso della religione come strumento di potere; espose le ipocrisie dei farisei e dei sadducei. Questa carica sovversiva gli attirò molte antipatie da parte del suo popolo, in particolare dai Farisei: antipatie che lo portarono alla crocifissione.
Dopo la morte di Gesù, il Cristianesimo ebbe una grandissima diffusione soprattutto in Africa e in Asia Minore, in seguito anche a Roma.
L’autorità imperiale, nonostante la tolleranza dei Romani in materia religiosa, cominciò ad essere preoccupata da questa nuova religione quando quest’ultima iniziò ad apparire come un fenomeno infiltrato in tutto il tessuto sociale. Ciò che più fu d’oltraggio all’autorità imperiale fu il rifiuto dei Cristiani di adorare l’imperatore come un Dio. I Cristiani divennero così facile capro espiatorio, e furono vittime di numerose e violente persecuzioni.
Alla fine del III sec. d.C., però, il Cristianesimo aveva ormai raggiunto una vasta parte della popolazione romana, anche i ceti più abbienti. Le autorità romane, non potendo più continuare a perseguitare i cristiani furono costrette a capitolare: furono emanati nel 313 d.C l’Editto di Milano e nel 380 d.C. l’Editto di Tessalonica. Quest’ultimo editto rese il Cristianesimo religione di stato.
L’istituzionalizzazione della religione cristiana, tuttavia, la trasformò, da religione degli strati sociali più umili, in una religione del potere. Il Cristianesimo divenne, a partire dal Medio Evo, il simbolo dell’autorità dello Stato pontificio. Vi fu, dunque, una sorta di tradimento dei valori originari del Cristianesimo, che per questa subordinazione al potere, divenne uno degli strumenti principali per giustificare guerre e altre atrocità. Questo tipo di Cristianesimo si manifestò in tutta la sua ferocia quando, nel 1517, si verificò la scissione tra cattolici e protestanti. La Cristianità si divise violentemente. Dal XVI secolo l’Europa fu teatro di atroci guerre e persecuzioni, nelle quali gli interessi politici si travestirono da princìpi religiosi.
L’emancipazione dal violento passato fu lenta e graduale, e bisogna aspettare ancora un secolo per liberarci da tali orrori. Siamo adesso arrivati nel 1700, l’epoca dell’Illuminismo. L’Europa si emancipa dall’oscurantismo religioso, volgendosi alla scienza, al pensiero laico, critico e indipendente. La laicità e lo sviluppo del pensiero attraverso l’uso della ragione furono la salvezza dell’Europa e chiave della sua sopravvivenza a livello culturale.
Oggi l’Europa è un continente quasi del tutto laico. Spicca per laicità la Francia, del resto patria dell’Illuminismo, dove vigono leggi (spesso assai severe) che vietano la manifestazione di simboli di qualsiasi religione in luoghi pubblici: la religione fuori dalla vita pubblica. Permangono tuttavia elementi antilaici e di regresso: le ingerenze della Chiesa in affari politici e sociali italiani (es.: aborto e divorzio), l’anacronistico estremismo cattolico della Polonia e il continuo propugnare, soprattutto da parte di alcuni partiti sovranisti europei, la difesa di una vaga “identità cristiana”.
Francesco Caputi, IV C
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