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La storia dimenticata...


C'è un triste destino che accomuna i popoli in fuga dalla fame, dalla miseria e dalle guerre. Se si riflette sulla tragedia dei migranti che, negli ultimi anni, abbandonando i paesi d'origine, vanno alla ricerca di un futuro migliore, lontano dalle devastazioni e dalle persecuzioni di ogni genere, non può che tornarci alla mente la storia dimenticata dell'emigrazione italiana che, per le sue immani proporzioni, non doveva essere accantonata. Si sono volute dimenticare alcune delle pagine più tristi della nostra storia, qualcosa di talmente vergognoso che era meglio nascondere, ma che oggi ci avrebbe aiutato a capire e ad accettare il fenomeno dei migranti. Questi nostri fratelli che, a distanza di neanche tanti anni, rivivono la tragedia vissuta da moltissimi italiani che, provenienti da ogni regione dello stivale, dal nord al sud, sono emigrati nelle Americhe e nei paesi del Nord Europa, per sopravvivere e per poter sperare in un futuro migliore.

“Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani” la storica frase attribuita a Massimo D’Azeglio, pronunciata oltre un secolo e mezzo fa, all’indomani dell’Unità d’Italia, non si è certamente dimostrata veritiera, nel tempo, per le tantissime persone che, differenti per origini, tradizioni e dialetti, ma che, accomunati dalla fame e dalla miseria, divennero italiani sulla loro pelle, emigrando stipati come sardine sui bastimenti per le Americhe o sui treni per il Nord Europa. E’ tutta nei numeri la storia del nostro Paese. Quelli della spaventosa emorragia di uomini, donne e bambini che colpì l’Italia, senza soluzione di continuità, dagli ultimi decenni dell’ottocento fino al secondo dopoguerra. Un esodo biblico di oltre 29 milioni di italiani che, mescolandosi tra piemontesi e siciliani, tra lombardi e campani, tra veneti e pugliesi, calabresi e romagnoli, dettero vita ad una comunità veramente nazionale per sfuggire quella miseria, ancora diffusissima in Italia fino al 1951. Un argomento quindi, quello dell’emigrazione, da studiare ed indagare con continuità per capire come gli italiani in tutto il mondo hanno saputo mantenere sempre viva la fiamma dell’italianità, fieri delle loro origini ed accomunati da un grande sentimento di appartenenza.

A bordo di vecchie navi, sui treni verso l’Europa, lungo le strade dello stivale, il viaggio dell’emigrante verso la modernità attraversa la storia del paese. È un cammino nello spazio e nel tempo dove la terra d’origine è il luogo della memoria a cui fare ritorno.

Sullo sfondo di questa Storia maiuscola, le nostre vicende familiari sono i fili di una trama complessa, da esaminare singolarmente, per rivelarne appieno la sua intima eccezionalità. Come può l’Italia che ha conosciuto, più di ogni altro paese al mondo, una tale emigrazione di uomini, donne e bambini, non comprendere la tragedia dei popoli migranti del Mediterraneo? Siamo tutti cittadini del mondo, senza distinzioni di razza, colore della pelle e religione! Dobbiamo imparare a convivere sotto uno stesso tetto, venendoci incontro reciprocamente! Tutti uniti nella fratellanza e nella pace, e nel rispetto del prossimo! Dobbiamo far sì che il rispetto delle leggi, delle regole e del vivere civile, restituendo ad ognuno la sua dignità d’individuo, possa creare quelle condizioni di normale convivenza, che sono alla base dell’accoglienza di un paese civile, che ha già provato sulla sua pelle il dramma dell’emigrazione.

Nel 2018, tra il 1 gennaio e il 30 settembre, sono sbarcate in Italia 20.571 persone, l’80% in meno rispetto ai primi nove mesi del 2017. Il mese di settembre 2018, con 884 arrivi, è stato il mese con il minor numero di persone sbarcate degli ultimi anni. Il dato è certamente in controtendenza rispetto agli oltre 181.000 migranti sbarcati nel 2016, l’anno nero del flusso migratorio, e ai circa 119.000 del 2017, in calo grazie all’accordo tra Italia e Libia per la sorveglianza delle coste. Una stretta sui controlli a terra e sui pattugliamenti in mare attuati dalla Libia in cambio di un pacchetto di aiuti economici per lo sviluppo del Paese. Diverse organizzazione governative umanitarie hanno criticato l’intesa, per le pesanti violazioni dei diritti umani, messe in pratica dai libici. Non si può certo risolvere il problema delle migrazioni, dei viaggi della speranza di tanti individui affamati dalle guerre e dalla miseria, rinchiudendoli in campi di concentramento sulle coste libiche!

Accade la stessa cosa in Medio Oriente! Dove la Turchia, in cambio di aiuti economici dall’Europa, intercetta i flussi migratori provenienti dai paesi di quell’area del Mediterraneo devastati dalle guerre, e non consente a quei migranti il passaggio verso la speranza di un domani migliore.

Se consideriamo gli sbarchi su tutte le coste europee, tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2018 sono arrivati via mare in Europa circa 87 mila migranti.

L’Unione Europea fatica a trovare una politica comune e ogni stato bada più ai propri interessi e tornaconti elettorali che all’interesse comune. Nei mesi estivi si sono tenuti diversi incontri a diversi livelli che sostanzialmente non hanno prodotto nulla. La linea europea sulle migrazioni rimane ancorata al regolamento di Dublino, secondo cui i migranti devono chiedere asilo nel paese di primo approdo. Si procede alla cieca, ci si accorda caso per caso. Quando l’Italia decide che non vuole far attraccare una nave si mette in moto la diplomazia tra singoli paesi che accettano di prendere una quota dei migranti presenti su quella nave, senza regole condivise che vadano al di là delle contingenze. Sulla gestione dei flussi in partenza, il nuovo governo italiano non ha cambiato granché. Ha proseguito sulla linea tracciata dal governo precedente, dall’ex Ministro dell’Interno Minniti, che già aveva contribuito a ridurre di molto le partenze, e di conseguenza gli arrivi, sulle nostre coste, attraverso gli accordi con la Libia e con altri paesi africani per i respingimenti. Le navi commerciali sono totalmente disincentivate dal portare a termine interventi di salvataggio di persone in mare, visto che poi si trovano a dover vagare per giorni in attesa. Le Ong invece sono sparite dalla scena, ad opera del governo italiano e anche di Malta, che tiene ferme in porto alcune navi senza chiari motivi, con la complicità di tutti i paesi europei, che hanno esercitato pressioni anche su Panama per opporre il rifiuto a registrare la nave Aquarius. Il risultato di tutta questa situazione è uno spaventoso aumento delle probabilità di morire nel Mediterraneo a partire dal mese di giugno, quando cioè si è insediato il governo Conte. Nel 2018 i migranti morti nel Mediterraneo sulla rotta centrale verso l’Italia sono già circa 1.700. Nel 2017 erano di più, ma con molte più partenze.

Non si risolvono, così, i problemi dell’Europa e, quindi, anche dell’Italia! Vietare gli sbarchi vuol dire anche rifiutare l’accoglienza e l’inclusione di tutte quelle persone di buona volontà che, nel rispetto di leggi e regole, vogliono affermare la loro dignità e il diritto ad una vita migliore!


Enrico Deuringer, giornalista

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