Mukwege e Murad: Nobel contro la violenza
- giornalinoliceoumb
- 1 ott 2018
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 dic 2018
È giunto anche quest’anno l’evento che tiene col fiato sospeso migliaia di fisici, medici, attivisti, scrittori ma anche gente comune proveniente da tutto il mondo: l’assegnazione dell’ambitissimo Premio Nobel.
Esso è la più elevata onorificenza assegnabile a coloro che si sono distinti per l’aver apportato “ maggiori benefici all’umanità” in svariati campi: fisica, chimica, medicina, letteratura, economia e per la pace.
Questo premio fu istituito dallo scienziato e filantropo svedese Alfred Nobel, il quale destinò il 94 % del suo patrimonio alla creazione di un fondo per finanziare i suddetti premi.
Le assegnazioni avvengono ogni anno nel mese di ottobre; tra i vincitori del 2018 spiccano menti brillanti come l’immunologo James P. Allison e la fisica Donna Strickland.
Nonostante non possano vantare scoperte rivoluzionarie, come di consuetudine, i riflettori sono puntati sui due vincitori del premio nobel per la pace: Denis Mukwege e Nadia Murad.
Denis Mukwege è un medico ed attivista congolese, specializzato in ginecologia ed ostetricia e massimo esperto al mondo nella cura dei danni fisici causati dalle violenze sessuali; Nadia Murad, invece, è un'attivista irachena yazida. Nell'agosto del 2014 venne rapita e tenuta in ostaggio dai miliziani dello Stato Islamico. Dopo essere fuggita è diventata prima Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani.
I due vincitori sembrano avere poco in comune, ma a legarli è l’impegno impiegato per mettere fine alle violenze sessuali nei conflitti armati e nelle guerre. Purtroppo non si tratta di casi isolati, già durante i conflitti mondiali centinaia di donne furono vendute come schiave e subirono violenze da parte di soldati e militari. La convenzione di Ginevra del 1949 ha dichiarato questo fenomeno un crimine contro l’umanità, in quanto lo scopo di tali violenze è seminare terrore, disgregare le famiglie e distruggere le comunità. Finalmente, dopo anni di silente accettazione la gravità e le proporzioni di questa barbara pratica sono state smascherate affinché le violenze e i traumi subiti dalle vittime non cadano nel dimenticatoio insieme alle altre atrocità “scontate” che accomunano tutte le guerre, a prescindere dalla regione e persino del secolo.
Francesca Metsovitis, III G
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