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Riforma sui diritti d’autore: novità e conseguenze

Diritto d’autore, il parlamento europeo approva la riforma.


Mercoledì 12 settembre 2018, in seduta plenaria, il Parlamento europeo ha approvato con 438 voti a favore e 226 contrari la riforma del diritto d’autore. Il provvedimento è stato fonte di forte dibattito, soprattutto nell’industria musicale, europea ed internazionale. Se la discografia e la comunità artistica hanno sempre sostenuto la riforma, salutandola come un passo avanti nel riconoscimento dei diritti d’autore, dall’altra, le grandi società informatiche (Google, Youtube , Facebook ecc.) hanno sempre mostrato forte perplessità nei confronti della direttiva, giudicandola un freno allo sviluppo e diffusione di contenuti in rete. La direttiva sul copyright (diritto di autore) nella fase di discussione è stata emendata in profondità ma ha conservato i due articoli più controversi: l’art.11, noto come “link-tax”, cioè il fornire agli editori di pubblicazioni giornalistiche il diritto di ottenere un giusto e proporzionato compenso per l’uso digitale delle loro pubblicazioni dai “provider” di informazioni, senza esclusione del passaggio delle stesse informazioni in forma privata. C’è, però, da precisare che i collegamenti ipertestuali non possono essere tassati. L’art.13, invece, noto come “upload filter”, che interessa maggiormente il mondo musicale, propone alle piattaforme online di siglare contratti di licenza con i proprietari dei diritti d’autore. Pertanto, in assenza di un accordo, devono essere istituite misure appropriate di “filtro” che portino alla non disponibilità di elementi vincolati dal diritto di autore. Da tale misura sono esclusi, però, gli aggregatori di notizie, le enciclopedie libere quali Wikipedia, e piattaforme open-source. Ma che conseguenze avrà la riforma sulla legge dei diritti d’autore? E chi sarebbe responsabile per la pubblicazione di un contenuto che viola tale riforma su una piattaforma? (Youtube, per esempio).

Ovviamente a soffrire di più sarebbero i piccoli editori, che rischiano di essere condannati all’estinzione. Infatti, avendo a difficoltà a pagare i dovuti, costosi diritti d’autore, costantemente sottoposti a rimozioni dei loro contenuti che violerebbero la riforma , cesserebbero presto di esistere.

Faremmo a questo punto però tutti quanti un passo indietro lungo più di un secolo quando l’informazione era privilegio di pochi e perderemmo ogni forma di pluralità della stessa informazione.

D’altra parte legalmente i responsabili di una eventuale violazione della normativa sarebbe il proprietario della piattaforma, quindi se questi deve rispondere di ciò che i suoi utenti pubblicano, la conseguenza più ovvia sarà una limitazione della libertà di parola degli utenti in modo da limitare la responsabilità delle scelte editoriali. Il risultato complessivo, in un breve periodo, è alquanto scontato: in una manciata di mesi tutte le grandi piattaforme internet diventerebbero privilegio e tesoro esclusivo di grandi editori che le userebbero per riempirli con i loro contenuti , mentre i piccoli editori , difficilmente sopravviverebbero. Una riforma del genere va contro ogni possibile forma di libertà di parola, cultura e democrazia , tutti valori su cui si dovrebbe basare una piattaforma libera come l’Internet.


Maria Pia Augiero, IV C

Leonardo Terracciano, III C

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