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Una terza via per l'immigrazione

Aggiornamento: 17 dic 2018

Sulla gestione dei flussi migratori degli ultimi anni vengono spesso avanzate due proposte: una per un anacronistico ritorno al nazionalismo e per la chiusura dei confini, un’altra per l’accoglienza totale. Ecco perché nessuna delle due proposte può essere risolutiva.


L’immigrazione è un fenomeno sempre più presente nella realtà odierna. E’ una delle cause principali degli scontri politici attuali e fonte di domande, perplessità, preoccupazioni, razzismo e rigurgiti ultranazionalisti. In politica, troviamo di solito queste due risposte al problema: da una parte, una posizione di chiusura totale dei confini e di ritorno al nazionalismo, espressa (in Italia) da partiti quali la Lega, Fratelli d’Italia e i più estremisti Casapound e Forza Nuova, e, all’estero, da politici come Viktor Orbàn in Ungheria e Marine Le Pen in Francia; dall’altra, una posizione di apertura e di accoglienza condivisa, in gran parte, da partiti filo-europeisti di sinistra e centro-sinistra come il PD e LeU. Entrambe le posizioni sono, tuttavia, a mio parere, semplicistiche ed estremiste.

Per quanto riguarda i cosiddetti sovranisti, non si può pretendere di tornare nel XXI secolo ai nazionalismi novecenteschi: sarebbe una retrocessione terribile e antistorica. Non dimentichiamo a cosa portano e hanno portato i nazionalismi nel corso della storia: a guerre, a insane competizioni fra stati e a odio nei confronti dello straniero. Infatti, molti movimenti sovranisti europei, che oggi vediamo uniti contro i loro comuni nemici (l’Unione Europea e l’immigrato africano e mediorientale), se riuscissero ad acquisire potere e a rendere l’Europa un continente a maggioranza sovranista, smetterebbero ben presto di andare d’accordo, ed entrerebbero in conflitto tra loro proprio per la natura razzista e particolarista del nazionalismo.

Dall’altra parte, però, non possiamo neanche accettare ciò che propone la sinistra europeista, ovvero un’accoglienza illimitata e la distruzione totale dei confini nazionali. Una cattiva gestione dell’immigrazione che non abbia seri piani definiti aldilà della retorica dell’ “accogliamoli tutti” è destinata solo a portare problemi come la mancata integrazione degli immigrati (con conseguente ghettizzazione e, nei casi peggiori, radicalizzazione religiosa), l’aumento del razzismo e dell’intolleranza da parte della popolazione autoctona (in particolare nelle periferie), lo sfruttamento degli immigrati da parte della criminalità organizzata (si pensi alla frase di Buzzi, noto criminale romano, ”Con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga.”), l’entrata di terroristi nascosti fra i migranti e disordini pubblici.

C’è dunque bisogno di una soluzione intermedia, una terza via. A mio parere, sarebbe necessaria una cooperazione fra stati europei per investire in Africa, pacificare le zone di guerra e creare delle vie legali per l’immigrazione verso l’Europa attraverso l’istituzione di centri di accoglienza regolari, nei quali avviene l’identificazione del migrante. A quest’ultimo, così, dopo minuziosi e attenti controlli, viene rilasciato un visto con cui viene concesso l’accesso in Europa. Peccato che sia quasi un’utopia, perché i paesi occidentali difficilmente smetteranno di sfruttare i paesi africani e mediorientali. Basti pensare alla Francia, che sfrutta ormai da anni la Libia per il petrolio, ma che allo stesso tempo si rifiuta di accogliere i migranti (e Macron dovrebbe essere l’anti-sovranista per antonomasia!) o agli Stati Uniti, che non danno in alcun modo tregua al Medio Oriente, per realizzare il gasdotto che dovrebbe passare dal Qatar alla Turchia, ma alla cui realizzazione si oppone il dittatore siriano Bashar Al-Assad. Gli interessi nazionali, come sempre, vengono prima della pace mondiale.

Francesco Caputi, IV C

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